Lesione Tendinea

Possono essere "nette" conseguenziali ad un taglio, lacero-contuse con perdita di sostanza, associate a lesioni di strutture limitrofe (cute, strutture vascolari, nervose, ossee, articolari), con avulsione di frammenti scheletrici loro punto di inserzione, infette, contaminate (grassi - oli meccanici, terra, polvere, tessuti, asfalto, ecc).

Spesso la lesione si evidenzia con la sola osservazione della ferita che espone i frammenti tendinei sezionati.

La lesione tendinea viene evidenziata dalla scomparsa della funzione cui è preposto il tendine sezionato. Non è detto comunque che la persistenza della funzione è segno dell’integrità del tendine. Capita spesso che la lesione interrompe solo parzialmente il tendine risparmiandone una minima parte che ne garantisce la continuità quindi l’attività. Tale condizione però non dà assolutamente garanzie di tenuta poiché, date le dimensioni del residuo tendineo rimasto integro, non sopportando le sollecitazioni cui sarà sottoposto il tendine, ne determinerà la rottura in un secondo tempo. È quindi sempre doverosa la revisione della ferita specialmente in caso di ferite puntiforme se causate da frammenti di vetro.

Nei casi dubbi l’ecografia o la risonanza magnetica in genere saranno di notevole aiuto, in particolare nel trattamento di casi già operati ma con scarsi risultati, al fine di evidenziare ulteriore rottura per cedimento della sutura o per la presenza di tessuto cicatriziale che ne compromette lo scivolamento.


TERAPIA:

Chirurgica. Se non ci sono motivi tipo processi infettivi, contaminazioni da corpi estranei che impongono un’accurata osservazione della lesione, il trattamento chirurgico è consigliabile effettuarlo nelle prime ore, sicuramente in sala operatoria, nella massima sterilità ed adeguatamente attrezzata al fine di affrontare eventuali problemi che potrebbero presentarsi durante lo stesso (lesione nervosa, vascolare, capsulare ecc).

Molteplici le tecniche operatorie utilizzate a seconda del tendine in trattamento, della lesione e del livello della lesione stessa. Ormai tutte le tecniche dovrebbero comunque avere lo scopo di garantire la mobilizzazione immediata per evitare formazioni aderenziali che ne comprometterebbero lo "scivolamento" e quindi la funzione, con la necessità di ulteriori interventi riparativi.






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Alcuni esempi di mobilizzazione precoce


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Nel caso di formazione di aderenze con compromissione della flesso estensione, nonostante riparazione tendinea avvenuta e terapia riabilitativa effettuata, la terapia chirurgica si affida in modo esagerato allo scollamento del tendine dalle aderenze "tenolisi". Da considerare però che la tenolisi spesso conduce a recidive, pertanto il successo dipende grazie alla limitata presenza di aderenze, la cicatrice cutanea non deve essere grave, non presentare caratteristiche infiammatorie.

E’ importante effettuare l’intervento in pazienti collaboranti disposti a dedicare molto tempo alla riabilitazione e coscienti che il tutto causa significativo dolore.

In alternativa buoni risultati si ottengono con la sostituzione dl tendine non funzionante. Per quanto concerne i flessori l’intervento viene effettuato in due tempi. Rimozione del tendine alterato. Toelette e posizionamento di una baretta di silicone che verrà lasciata per il tempo sufficiente che si crea intorno ad essa una neo guaina nella quale alla rimozione della barretta verrà posto il nuovo tendine secondo la tecnica più idonea.


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Barrette di silicone di varie misure




Attenzione: contenuti chirurgici! Clicca se vuoi visualizzare l'immagine. Lesione Tendinea 10
1° tempo: particolare di posizionamento della barretta di silcone.
Ancoraggio al moncone tendineo prossimale.



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Pulegge: ricostruita - risparmiata





2° tempo del trattamento. Rimozione della barretta di silicone.


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Neo tendine da posizionare al posto della barretta di silicone.



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Barretta di silicone rimossa. Neo tendine da reinserire.

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I due terzi di tutte le lesioni acute dei tendini estensori si associano a lesioni ossee, cutanee e delle articolazioni.
I tendini estensori hanno un'escursione minore dei flessori pertanto il residuo ad una riparazione di un minimo accorciamento può rappresentare un serio problema ai fini della funzionalità.

Nella esecuzione della tenorrafia, minimo accorciamento, massima resistenza alla tensione e al cedimento, rappresentano i principali elementi da rispettare. Segue appropriato periodo di immobilizzazione quindi periodo di riabilitazione da seguire scrupolosamente presso centri specializzati.

Il risultato del trattamento è spesso compromesso da aderenze per formazione di tessuto cicatriziale che aderendo sulle strutture limitrofe ne pregiudicano il regolare scorrimento..La mobilizzazione immediata, nel rispetto del processo di guarigione della sutura, contribuisce a prevenire in buona parte le aderenze limitandone le complicanze.



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