Le fratture del
semilunare
Sono rare. Possono verificarsi in varie forme sì da
essere state, classificate in cinque tipi. La terapia
incruenta. Immobilizzazione in gesso. Fanno però
eccezioni le lesioni destinate a degenerazione
morfologica-strutturale.
Kienbock:
Caratterizzata dalla necrosi del Semilunare.
Varie le ipotesi responsabili di tale forma patologica. Ormai la tesi più accreditata è quella di considerare più fattori concomitanti responsabili di un sovraccarico meccanico a livello dell’osso con disturbo della vascolarizzazione e comparsa di necrosi.
SINTOMATOLOGIA:
Dolore, rigidità articolare, edema, riduzione della forza di presa.
La diagnosi è radiologica, anche se nelle fasi iniziali solo con l’RNM si ottiene maggiore garanzia ai fini di una giusta diagnosi.
Il paziente di solito non riferisce eventi traumatici recenti o passati, ma è frequente riscontrare la lesione in soggetti dediti a lavori manuali pesanti.
TERAPIA:
Nelle fasi iniziali risulta utile l’immobilizzazione in gesso o tutore durante i periodi di riacutizzazione del dolore o durante le ore notturne per lunghi periodi. Lo scopo della terapia non è sicuramente la guarigione o scomparsa del dolore, ma quello di ritardare l’evoluzione della patologia.
Nelle fasi successive la terapia è chirurgica.
Le tecniche operatorie sono molteplici. Alcune, nelle fasi meno avanzate, hanno lo scopo di ridurre le “pressioni” delle strutture limitrofe, limitando i danni sulla già compromessa vascolarizzazione e favorendola con innesti ossei vascolarizzati. Nelle fasi più avanzate, quando ormai la necrosi dell’osso è manifestata, si procede con la rimozione del Semilunare e sostituzione con protesi o con tessuto biologico.
C)
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Kienbock:
Caratterizzata dalla necrosi del Semilunare.
Varie le ipotesi responsabili di tale forma patologica. Ormai la tesi più accreditata è quella di considerare più fattori concomitanti responsabili di un sovraccarico meccanico a livello dell’osso con disturbo della vascolarizzazione e comparsa di necrosi.
SINTOMATOLOGIA:
Dolore, rigidità articolare, edema, riduzione della forza di presa.
La diagnosi è radiologica, anche se nelle fasi iniziali solo con l’RNM si ottiene maggiore garanzia ai fini di una giusta diagnosi.
Il paziente di solito non riferisce eventi traumatici recenti o passati, ma è frequente riscontrare la lesione in soggetti dediti a lavori manuali pesanti.
TERAPIA:
Nelle fasi iniziali risulta utile l’immobilizzazione in gesso o tutore durante i periodi di riacutizzazione del dolore o durante le ore notturne per lunghi periodi. Lo scopo della terapia non è sicuramente la guarigione o scomparsa del dolore, ma quello di ritardare l’evoluzione della patologia.
Nelle fasi successive la terapia è chirurgica.
Le tecniche operatorie sono molteplici. Alcune, nelle fasi meno avanzate, hanno lo scopo di ridurre le “pressioni” delle strutture limitrofe, limitando i danni sulla già compromessa vascolarizzazione e favorendola con innesti ossei vascolarizzati. Nelle fasi più avanzate, quando ormai la necrosi dell’osso è manifestata, si procede con la rimozione del Semilunare e sostituzione con protesi o con tessuto biologico.
Rimozione del Semilunare ed innesto con cortico-spongiosa dalla cresta iliaca
A)
B)
A)Semilunare asportato. B) Frammento cortico-spongioso da innestare
c) Innesto effettutato
Controllo a distanza. Completa scomparsa del dolore
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