Frattura, pseudoartrosi
dello Scafoide Carpale
È doverosa una particolare attenzione alle lesioni di
tale segmento osseo per le insidie che possono essere
presenti in fase di diagnosi e trattamento. Ciò è dovuto
alla particolare vascolarizzazione del segmento osseo
che frequentemente può essere interessata dalla lesione
compromettendone la circolazione con gravi ripercussioni
sulla guarigione.
Non sottovalutare la lesione ossea se l’esame Rx, nell’immediato post-trauma è negativo. Se un esame clinico ben condotto alimenta il sospetto di una lesione scafoidea, nonostante la diagnosi radiologica negativa, conviene procedere ancora con ulteriori esami strumentali più approfonditi oppure adottare il trattamento incruento di una sospetta lesione. Trascorso un periodo di tempo adeguato si ripetono gli esami strumentali più adatti che evidenzieranno, se presente, con più sicurezza, eventuale lesione dando la possibilità di continuare con idonee terapie.
TRATTAMENTO:
Se l’indicazione è non chirurgica, il periodo di immobilizzazione, necessariamente, spesso si protrae per novanta giorni, seguito da prolungato periodo di indispensabile ciclo riabilitativo.
L’intervento chirurgico invece si impone in casi di fratture complesse, scomposte, con frammenti diastasati, associate a lesioni legamentose.
PSEUDOARTROSI:
La diagnosi tardiva della frattura, un trattamento non idoneo, sono le cause più frequenti di insuccessi con evoluzione in esiti che si identificano con “pseudoartrosi” “necrosi del polo prossimale “.
TRATTAMENTO:
ASSOLUTAMENTE CHIRURGICO. Toelette delle superfici di frattura, seguita da innesto osseo, cortico-spongioso, di solito prelevato dalla cresta iliaca, sintesi con vite o Kirschner o cambre, immobilizzazione in apparecchio gessato o tutore, ciclo riabilitativo. I risultati sono buoni.
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Non sottovalutare la lesione ossea se l’esame Rx, nell’immediato post-trauma è negativo. Se un esame clinico ben condotto alimenta il sospetto di una lesione scafoidea, nonostante la diagnosi radiologica negativa, conviene procedere ancora con ulteriori esami strumentali più approfonditi oppure adottare il trattamento incruento di una sospetta lesione. Trascorso un periodo di tempo adeguato si ripetono gli esami strumentali più adatti che evidenzieranno, se presente, con più sicurezza, eventuale lesione dando la possibilità di continuare con idonee terapie.
TRATTAMENTO:
Se l’indicazione è non chirurgica, il periodo di immobilizzazione, necessariamente, spesso si protrae per novanta giorni, seguito da prolungato periodo di indispensabile ciclo riabilitativo.
frattura trattata con immobilizzazione in gesso.
L’orientamento, comunque, è di procedere sempre più
spesso con terapie chirurgiche con il principale scopo
di ridurre i tempi di immobilizzazione, quindi ripresa
funzionale più immediata.L’intervento chirurgico invece si impone in casi di fratture complesse, scomposte, con frammenti diastasati, associate a lesioni legamentose.
PSEUDOARTROSI:
La diagnosi tardiva della frattura, un trattamento non idoneo, sono le cause più frequenti di insuccessi con evoluzione in esiti che si identificano con “pseudoartrosi” “necrosi del polo prossimale “.
TRATTAMENTO:
ASSOLUTAMENTE CHIRURGICO. Toelette delle superfici di frattura, seguita da innesto osseo, cortico-spongioso, di solito prelevato dalla cresta iliaca, sintesi con vite o Kirschner o cambre, immobilizzazione in apparecchio gessato o tutore, ciclo riabilitativo. I risultati sono buoni.
Pseudoartrosi
Casi trattati con innesto osseo,osteosintesi e immobilizzazione
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